DERIVATI DEL POMODORO - SCATTA L'OBBLIGO DI ORIGINE IN ETICHETTA

Derivati del pomodoro
Scatta l'obbligo di origine in etichetta



Introdotto tramite decreto ministeriale l'obbligo di indicazione dell'origine dei derivati del pomodoro dai Ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda. Bisognerà indicare dove viene coltivato e dove trasformato. 

provvedimenti presi introducono la sperimentazione per due anni, esattamente come già previsto per i prodotti lattiero-caseari, pasta e riso.

(Derivati del pomodoro Scatta l'obbligo di origine in etichetta)

Ci si rivolge quindi a conserve e concentrato di pomodoro, così come a sughi e salse composti almeno del 50% di derivati dal pomodoro e prevede l'inserimento in etichetta del Paese di coltivazione e del Paese di trasformazione del prodotto originario. Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi, si potrenno allora usare, per facilitare la dicitura, sigle quali: Paesi Ue, Paesi Non Ue, Paesi Ue e Non Ue. Nel caso in cui tutte le operazioni avvengono in Italia, sarà possibile usare la dicitura: Origine del prodotto: Italia".

Il decreto prevede che le suddette indicazioni siano apposte in etichetta, in un punto evidente così da essere facilmente riconoscibili, leggibili e indelebili. Come per pasta e riso, anche in questo caso ci sarà una fase per l'adeguamento delle aziende al nuovo sistema e lo smaltimento completo delle etichette e confezioni già prodotte.

Martina ha subito avvertito che tale decreto decadrà nel caso di piena attuazione dell'articolo 26, paragrafo 3 del regolamento Ue, che prevede i casi in cui debba essere indicato il Paese d'origine o il luogo di provenienza dell'ingrediente primario utilizzato nella preparazione degli alimenti.

«Rafforziamo il lavoro fatto in tema di etichettatura in questi mesi - ha spiegato il Ministro Maurizio Martina -. Come ho ribadito al commissario europeo Andriukaitis, crediamo che questa scelta vada estesa a livello europeo, garantendo la piena attuazione del regolamento europeo del 2011. Il tema della trasparenza delle informazioni al consumatore è un punto cruciale per il modello di sistema produttivo che vogliamo sostenere».

Secondo la Coldiretti, il decreto Martina-Calenda sull'introduzione dell'origine del pomodoro in etichetta renderebbe felice l'82% degli italiani, che considera importante conoscere l'origine delle materie prime usate in pelati, concentrati e seghi causa questioni legate al rispetto degli standard di sicurezza alimentare.

Sempre in base a ricerche Coldiretti tale decreto valorizza un prodotto principe dell'export made in Italy, con vendite all'estero che nel 2016 hanno superato il valore di 1,5 miliardi di euro. Rientrano nella ricerca altri numeri riguardo il pomdoro da industria: 8mila gli imprenditori agricoli che hanno coltivato l'anno passato 72mila ettari di terreno, 120 industrie di trasformazione in cui lavorano circa 10mila persone e un valore di produzione di 3,3 miliardi di euro.

(Derivati del pomodoro Scatta l'obbligo di origine in etichetta)

La Coldiretti, dopo aver "gongolato" per il decreto sul grano e aver condiviso con i due Ministri questa vittoria sul pomdoro, ribadisce il suo impegno affinché l'indicazione d'origine coinvolga anche quel quarto della spesa alimentare degli italiani che comprende dai salumi ai succhi di frutta, dalle confetture al pane fino alla carne di coniglio.

Sulla questione si è espresso anche Giorgio Mercuri, presidente dell'Alleanza cooperative agroalimentari: «L'obbligo di etichettatura è un ottimo strumento per la tutela dell'eccellenza made in Italy. Nel tavolo di confronto abbiamo insistito molto perché diventasse strumento reale a tutela del nostro pomodoro», e aggiunge poi: «Bisogna alzare i livelli di controllo nel settore agroalimentare. C'è ancora una fetta di irriducibili delinquenti che sfuggono e raggirano i controlli con pesanti penalizzazioni per i lavoratori e per le imprese che rispettano le regole. Non possiamo condannare chi rispetta le regole a pagare ingiusti tributi economici e reputazionali per colpa di chi alimenta lavoro nero e caporalato».

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