Futuro alimentare del ristoratore

 

Futuro alimentare del ristoratore


Cosa si chiederà al ristoratore del futuro?

Egli dovrà essere bravo a studiare il menu con piatti che sappiano incontrare i favori degli ospiti paganti, bravo a seguire le evoluzioni del gusto e delle stagioni, bravo a circondarsi di collaboratori in gamba, bravo a fare i conti, bravo a correggere i propri errori.

Pero, mai come in questo periodo, al ristoratore servirà anche essere intelligente. E per intelligenza non ci riferiamo solo al “fiuto” di saper introdurre qualche nuovo piatto (magari un po ruffiano) che aiuti a far quadrare i conti. In cucina serve intelligenza per salvaguardare memorie e sapori, per esaltare materie prime, profumi e forme. La stessa tradizione va servita con una veste nuova, uomo e donna sono uguali da migliaia di anni eppure in ogni tempo hanno indossato abiti diversi. 

Attenzione però, tutto questo non basta, perché il ristoratore del futuro dovrà essere intelligente ad offrire con il suo cibo anche un’altro requisito: la salute. Ormai è chiaro che un pasto non termina con l’ultimo boccone, ma con la digestione. Una pietanza non può essere solo buona, ma deve essere anche salutare.

Al ristoratore si chiederà sempre di più di garantire assieme al piacere del mangiar bene l’attenzione al benessere psicofisico. Come i nutrizionisti stanno comprendendo l’importanza del gusto e dei sapori così i ristoratori devono evitare gli eccessi calorici e rispettare le intolleranza favorendo il buon funzionamento del corpo umano. 

Promuoviamo la "ghiotta intelligenza” perché l’ospite non sarà (è) un semplice consumatore ma un patrimonio da salvaguardare, perché il piacere della gola e la valorizzazione della salute garantiranno nuovi orizzonti sia emozionali che economici.

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