LA CRISI DELLA RISTORAZIONE PARTE DALLA INCAPACITA' DI ALCUNI RISTORATORI AD ESSERE IMPRENDITORI





LA CRISI DELLA RISTORAZIONE PARTE DALLA INCAPACITA’ DEI RISTORATORI AD ESSERE IMPRENDITORI

Purtroppo, in Italia, ci sono troppi ristoranti. E, per la maggior parte, sono gestiti in modo non professionale. Si tratta di persone che hanno la passione per la cucina e pensano che cucinare due piatti in 3 ore per la famiglia e gli amici sia la stessa cosa che aprire, gestire e far prosperare un’impresa che opera nel campo della ristorazione.
Un ristorante è un’impresa. E un’impresa non si gestisce solo concentrandosi su quel che si mette nel piatto dei clienti.
Giusto l’altro giorno un amico, che nella vita faceva un'altra cosa, ma che per motivi personali ha smesso di lavorare nel suo settore, mi ha detto: “voglio aprire un ristorante. Ho già trovato un cuoco, è bravo. Basta che cucini dei bei piatti al prezzo giusto e avrai successo. Che ci vuole?”.
Ecco, che ci vuole?
  1. Ci vuole preparazione.
  2. Ci vuole studio.
  3. Ci vuole esperienza.
  4. Ci vogliono soldi.
  5. Ci vuole conoscenza di cosa vuol dire gestire un’impresa.
  6. Ci vuole conoscenza di come si seleziona e gestisce il personale.
  7. Ci vogliono professionisti nel campo food.
  8. Ci vogliono conoscenze di marketing.
  9. Ci vuole ricerca, studio delle materie prime, studio della concorrenza.
  10. Ci vuole un’analisi di mercato per capire cosa c’è e cosa manca nella zona nella quale si vorrebbe operare.
  11. Ci vuole voglia, amore e tanta pasienza.
Avere un ristorante è tutte queste cose.
O meglio, avere un ristorante che diventi un’impresa in grado di generare utili e lavoro per le persone.
Pertanto, sono stanco delle centinaia di articoli di risolutori di problemi della ristorazione che promettono formule magiche a chi ha un ristorante che fa schifo, nel quale i clienti capitano per sbaglio una volta e non tornano più, con personale pagato poco e spesso in nero che poi lavora di merda, con titolari arroganti che trattano male dipendenti e clienti, e senza alcuna competenza su come si gestisce un’impresa e su come la si promuove. O pseudonimi imprenditori che si affacciano per la prima volta nel mondo food e che per una forma deleteria di prosopopia, non si affidano a professionisti del settore per una fase di start up iniziale o per una gestione coordinata dell’attività, solo perchè questi soggetti costano caro.
Basta!
E sono anche stufo di leggere le lamentele dei ristoratori che se la prendono, nell’ordine, con:
  • Renzi, il Governo, ma anche Berlusconi, Andreotti e Cavour;
  • Le tasse, la burocrazia, i controlli;
  • La concorrenza delle sagre di paese;
  • La concorrenza dei locali etnici;
  • La concorrenza dei take-away;
  • Gli Chef stellati e i programmi televisivi;
  • I clienti arroganti, maleducati e squattrinati;
  • I siti di recensioni;
  • La pretesa dei clienti di esprimere la loro opinione sul ristorante nel quale hanno cenato o pranzato.
Basta!
Se fai parte di queste categorie di ristoratori, penso sia meglio che tu smetta di leggere, perché proseguendo ti arrabbierai davvero. Rischi di rovinarti la giornata e potresti poi prendertela con i tuoi incolpevoli camerieri o con il malcapitato cliente che oserà farti una richiesta appena fuori dalla norma.
Se invece hai un ristorante che fa fatica a decollare o a recuperare i fasti del passato e pensi che, sì, tutte le cose che ho elencato prima abbiano la loro valenza e influiscono sui tuoi problemi, ma vuoi porre rimedio a questa situazione e sei disposto a fare qualunque cosa per farcela, allora continua a leggere.
La verità è una sola: se hai un ristorante come tanti, senza una specializzazione, senza una storia, senza una tradizione, senza delle portate che si facciano ricordare (in positivo),in poche parole senza un’anima, un obiettivo, una meta ben definita, e se, nonostante questi problemi, non hai neanche provato a promuoverlo in modo adeguato, perché ritieni che il marketing sia tutta teoria e poca realtà, o che sia solo l’ultimo ritrovato su internet per spillare soldi alla povera gente che lavora, allora meriti di fallire.
Non basta lavorare come un matto, 12 ore al giorno, 7 su 7 gg, se non hai gli attrezzi giusti per raggiungere la meta prefissa.
Fare il ristoratore non richiede solo fatica fisica e mentale, ma anche essere pronto a cogliere i cambiamenti, i gusti dei clienti, le mode, le tendenze. E bisogna sempre studiare.
Sì, lo so, un tempo non era così. Vent’anni fa davvero bastava avere un bel locale, pulito, con un cuoco capace, con delle materie prime di qualità ma non troppo costose e del personale gentile per riuscire a prosperare. Certo, magari non ci si arricchiva, però si stava in piedi. Si manteneva la famiglia e lo stesso facevano i camerieri, i cuochi, i fornitori.
Oggi non è più così.
Oggi c’è la crisi, la gente ha meno soldi, la gente va meno al ristorante. Però, quelli che ci vanno, hanno più pretese. Conosce meglio il mondo enogastronomico. Fa Cooking test, corsi di sommelier, degustazioni, viaggi con itinerari del gusto, legge e guarda oltre. Oltre una esasperata voglia di esperienze gustative. Vogliono uscire dalla consuetudine, dal solito prodotto di tutti i giorni. Proiettarsi in mondi sconosciuti,come il food design o nuove culture. Conoscere il territorio di provenienza dei singoli prodotti utilizzati nella composizione del menù. Stagionalizzazione dello stesso. Confrontarsi.
Per questo ci si deve confrontare con un mercato particolarmente high quality, con meno utenti disposti a spendere, con più ristoranti, sempre più specializzati, o almeno così dovrebbe essere.
Pertanto, un mercato più frammentato con una forte propensione concorrenziale.
Se prima le persone che uscivano a cena fuori erano, per esempio, il 20% ogni settimana, oggi è il 10%, se va bene. Significa che almeno metà dei ristoranti è di troppo. Sono fuori mercato. E chiuderanno.
Siccome però non mi piace lanciare il sasso e ritirare la mano, ora ti spiego perché tutte le motivazioni che i ristoratori adducono per giustificare i loro problemi, sono poco realistiche e mascherano, invece, l’esistenza di altri problemi.
E’ colpa del Governo. Avremo sempre un Governo e sarà sempre eletto dagli italiani. Spiace dirlo ma abbiamo i governanti che ci meritiamo. E, nonostante questo governo, ci sono ristoranti che hanno successo. Anche se non sono “stellati”, anche se non sono famosi. E sono nella tua stessa città. Magari nel tuo stesso quartiere.
Le tasse, la burocrazia, i controlli. Tutte cose brutte (oddio, le tasse sono necessarie… magari fossero più giuste sarebbe meglio…) ma che esistono per tutti. E non ci si può fare niente. O chiudi l’attività e cerchi lavoro da dipendente, o ti adegui. Tra l’altro, come si spiega in questo articolo, ci sono svariati modi per risparmiare sulle tasse e su come organizzare la tua attività in modo che sia più efficiente. Purtroppo questo aspetto è spesso ignorato da chi ha un’attività.
Fare impresa significa, anche, gestire le risorse, fare scelte strategiche, trattare con le banche, comprendere quando e come investire gli utili eccetera. Se non lo sai fare, devi imparare.
La concorrenza delle sagre di paese, dei locali etnici, dei take-away e delle tavole calde con menu a 7 euro. Guarda, in questo caso te la butto giù secca: se davvero questi locali ti “fregano” clienti, allora il problema non è la loro esistenza, ma la tua. Sì, perché se il tuo locale è così anonimo, indifferenziato, poco attrattivo, sconosciuto, da mettersi in concorrenza con la clientela tipica dei kebabbari, delle sagre e dei bar che propongono pasti a 7 euro, allora sei messo male.
Significa che la gente ti considera alla stregua di quei locali. Ed è grave.
Significa che non hai saputo differenziare la tua proposta e distinguere la tua offerta. Sei percepito come uguale a loro.
Poi magari non lo sei, sei più bravo, i tuoi piatti sono migliori, le materie prime impiegate sono pregiate, però, evidentemente, non lo sai comunicare. Perché il tuo target non deve essere quello delle sagre o dei kebabbari, ma quella che cerca un certo tipo di cucina. E se questa non sa che esisti, è un problema. E sai come si risolve? Con il marketing! Con uno studio approfondito del mercato di riferimento.
  1. Sì, perché il marketing ti insegna a:
  2. differenziare il tuo locale;
  3. a farti conoscere trovando nuovi clienti;
  4. A farti conoscere facendoti specializzare in nuovi mercato food, tipo fusion, multi etnico, molecolare, tradizionale, regionale e molto di più ;
  5. a fidelizzare la clientela;
  6. a far aumentare la spesa media del cliente;
  7. a saper comunicare in modo adeguato;
  8. a diventare, nel tuo piccolo, famoso.
Posso assicurarti che i locali di maggior successo della tua città, dei kebabbari, delle pizzerie al taglio e delle sagre se ne fregano altamente.
Anche nel caso delle recensioni si comprende chi è destinato al fallimento e chi, invece, ce la farà.
Ci sono ristoratori, tanti a dir la verità, che vorrebbero prendere TripAdvisor e tutti gli altri e dargli fuoco.
Lo capisco. Il sistema è imperfetto e tanti, troppi, hanno trovato le falle e vendono recensioni false che creano danni.
Ma il problema non è questo. Anche ai costruttori di carrozze trainate dai cavalli dei primi del ‘900 non piaceva la rivoluzione delle automobili con motore a scoppio, ma se ne son dovuti fare una ragione.
Il sistema è imperfetto ma funziona. E, ciò che conta davvero è il fatto che:
per i tuoi clienti, il sistema delle recensioni è affidabile!
Ogni cliente di un ristorante, oggi, va sui siti di recensioni, le legge, le confronta con quelle di altri locali vicino al tuo, poi va sul sito del tuo ristorante, dà un’occhiata al menu, ai prezzi (che tu, ovviamente, hai pubblicato sul tuo sito, vero?), poi decide se prenotare. E, non credere, oggi l’utente di quei siti ha imparato che nessun ristorante può avere il 100% di recensioni positive e sa anche che alcune recensioni sono false o non realistiche.
E sa anche che spesso ci sono persone che recensiscono un ristorante che, in realtà, è fuori dal loro target. Mi spiego meglio: se per un ristorante di livello medio-alto leggi recensioni del tipo: “tutto buono, ma troppo caro“, in realtà una recensione del genere è positiva per il ristorante, perché terrà lontano chi privilegia il prezzo basso e, invece, attirerà chi è disposto a pagare la qualità.
I clienti sono molto più tecnologici, smaliziati e interessati rispetto a quanto tu possa pensare.
Gli Chef stellati e i programmi televisivi. La nuova frontiera dell’odio è quella nei confronti degli chef stellati e dei programmi di cucina in tv. I ristoratori dicono che questi programmi diffondono un’idea sbagliata della ristorazione ed è difficile dare loro torto. Ma non è questo il vero problema.
Il vero problema è che questi programmi hanno contribuito a creare nei clienti una aspettativa nei confronti di ciò che vorrebbero trovare nei ristoranti, che ha spiazzato i proprietari degli stessi.
L’attenzione alla preparazione dei piatti, alla professionalità dei camerieri, e, soprattutto, all’utilizzo delle materie prime, ha rappresentato un duro colpo per il ristoratore medio, abituato a mettere nel piatto la sostanza, non la rappresentazione, a fare la spesa con maestria ed esperienza, ma cercando di far quadrare i conti e, ancor di più, a trattare spesso con sufficienza il cliente, che al ristorante si sentiva un po’ in soggezione, come quando si va dal medico o dall’avvocato.
Oggi non è più così. Oggi il cliente esige rispetto, gentilezza, educazione e vuole conoscere ciò che gli viene proposto nel piatto.
E se non è soddisfatto, prende il cellulare e lo scrive su TripAdvisor.
Anche in questo caso, le cose non cambieranno, anzi. Purtroppo si assiste ad una dicotomia incoerente perché, da un lato, i clienti sono sempre più arroganti, vendicativi, smaniosi di rivendicare i propri diritti e che pretendono di avere tutto e di più pur spendendo il meno possibile mentre, dall’altro, pretendono di mangiare sempre come se ci si trovasse da Cracco.
Occorre farsene una ragione e imparare a gestire la situazione.
Infatti, oggi, e sempre più domani:
I clienti spesso sono arroganti, maleducati e squattrinati;
Sono pronti a “punirti” con una recensione cattiva, anche quando hanno torto;
La comunicazione, il marketing, l’apparenza, ma anche la sostanza, dovranno essere curati nei minimi particolari in un ristorante che vuole sopravvivere.
Come evitare la chiusura del tuo ristorante
Non si sono vie di uscita nè scorciatoie. Il mondo è cambiato e occorre accorgersene prima che sia troppo tardi.
Il mondo della ristorazione è cambiato definitivamente e, più di altri, paga la contraddizione insita nell’italiano medio e non: si pretende tanto e si è disposti a concedere poco.
Però, e questo è il primo messaggio che voglio trasmettervi con questo lungo post, il coltello dalla parte del manico ce l’hannno loro. Siete voi ad avere bisogno dei clienti, non il contrario.
E’ triste ammetterlo ma è così. E se voi avete la pretesa, e l’arroganza, di fregarvene di come la pensano i clienti, di ciò che scrivono nelle recensioni e nei social network, prima o poi farete la fine di quelli che chiudono.
Perché questa è la realtà. In Italia ci sono troppi locali, ristoranti, ristorantini, tavole calde e, la metà di loro, non sono realmente produttivi. Stanno in piedi perché c’è un titolare che si fa il mazzo e a stento riesce a far quadrare i conti. Ma prima o poi dovrà arrendersi all’inevitabile.
In piedi, nel giro di una decina di anni, resteranno la metà dei locali. Perché non è un business sostenibile quello di avere un’attività così complessa e costosa da portare avanti, ma che per lo più ha la maggior parte dei tavoli vuoti, sabato sera a parte.
Un ristorante o riesce a diventare un’impresa di successo, oppure è destinato alla chiusura. Perché oggi, da consumatore, è troppo facile rendersi conto di come, anche nei locali più rinomati, ci siano un sacco di imperfezioni. Non si riesce mai a trascorrere una serata al ristorante dove tutto funzioni alla perfezione. Che si tratti della pizzeria di periferia o del locale stellato in centro.

Ordinazioni sbagliate. Cameriere irritante. Pizza bruciata. Pasta scotta. La mancanza di una costante produttiva, sia in termini di qualità che di presentazione. Pensare di presentare una cucina altamente specializzata e di prerogative futuristiche o in termini di globalizzazione e non essere preparato a farlo o non avere il personale appropriato. Proprietario arrogante, che pensa che sa tutto lui, che lui è il centro dell’universo del suo locale, quando lo è il cliente. Prodotti avariati che mandano all’ospedale una persona. Essere trattati da clienti di serie B rispetto ai tavoli vicini. Essere dimenticati dai camerieri per oltre un’ora. Pizza troppo grande rispetto al piatto che quindi viene toccata con le mani dal cameriere e tocca il tavolo.
Queste sono le esperienze che ho vissuto personalmente nei miei anni di consulenza in locali sparsi in tutto il mondo.
Ma, come diceva Totò, ogni limite ha una pazienza, e se oggi il cliente è disposto a tollerare le imperfezioni che sono riscontrabili ovunque, in futuro non sarà più così.
Pertanto, rinuncia all’arroganza e inizia a pensare al tuo cliente. Che, sì, ha dei difetti, è antipatico, odioso, maleducato. Ma ti porta i soldi. Stop.
Come rilanciare un ristorante in crisi
Se il tuo locale è in difficoltà, se non ha il successo che tu immagini esso si meriti, se, nonostante i tuoi sforzi organizzativi e lavorativi, di ricerca e di studio, i clienti non arrivano come vorresti, allora è il momento di iniziare a pensare come un vero imprenditore.
Perché questo è ciò che devi diventare: non più un ristoratore, un proprietario di un ristorante ma un imprenditore nel mondo della ristorazione.
E un imprenditore nel mondo della ristorazione è anche un esperto di marketing.
Intendendo, per marketing:
quell’insieme di strategie atte a posizionare un locale nella mente dei clienti grazie alla sua specializzazione e differenziazione, attirando un flusso costante di clienti in target che torneranno più volte e consiglieranno il locale con tutti i mezzi a loro disposizione.
Una definizione che può sembrare astratta e poco comprensibile ma che sta alla base di tutto il progetto.
E che significa, in definitiva, che se hai un ristorante devi specializzarti e differenziarti rispetto alla concorrenza, mettendo in atto delle strategie di acquisizione clienti e di fidelizzazione degli stessi, sviluppando un meccanismo virtuoso di recensioni e passaparola e, per finire, studiando le modalità per aumentare la spesa media del cliente.
E’ bene comprendere che, siccome presto scoppierà la bolla dei ristoranti in Italia, e le chiusure si moltiplicheranno (ma considera che già da anni il tasso delle chiusure annuali è superiore, e di molto, rispetto a quello delle aperture), l’unico modo per far parte di quei locali che restanno in piedi è imparare a gestirlo come un’impresa.

Arrabbiarsi e augurarsi la morte dei siti di recensioni (“Io a TripAdvisor darei fuoco, mi ha scritto un ristoratore“), e continuare con testardaggine a lavorare come si è sempre fatto, non ti porterà niente di buono.
Iniziare a imitare i ristoranti di successo, nei quali ciò che davvero fa la differenza è la presenza di una gestione imprenditoriale e del marketing, è ciò che devi fare da subito.
Anche perché, come ho scritto in questo post: “Non illuderti: nè Cannavacciuolo né Gordon Ramsey porterebbero al successo il tuo ristorante“, ciò che davvero dovrebbe farti arrabbiare a proposito dei programmi tv come Masterchef e Cucine da Incubo è il fatto che, in queste, nessuno parli di ciò che davvero porta clienti in un locale: il marketing!

Non basta cucinare bene, presentare piatti impeccabili, rinnovare il locale e organizzare lo staff. Nei locali di successo questi elementi ci sono, ovviamente, ma non sono sufficienti.


THE CRISIS OF FOOD PART FROM INABILITY 'OF RESTAURANTS TO BE ENTREPRENEURS



Unfortunately, in Italy, there are too many restaurants. And, for the most part, they are operated in a non-professional. These are people who have a passion for the kitchen and think that cooking two dishes in 3 hours for family and friends is the same as open, manage and prosper company active in the restaurant business.

A restaurant is a business. It manages an undertaking does not just focusing on what you put on customers' plates.


Just the other day a friend, who in life was something else, but for personal reasons he stopped working in his field, he said: "I want to open a restaurant. I have already found a cook, he's good. Just cook some good food at the right price and you will be successful. 

It takes? ".

Here, it takes?
1. It takes preparation.
2. It takes study.
3. It takes experience.
4. It takes money.
5. It takes knowledge of what it means to run a business.
6. It takes knowledge of how it selects and manages the staff.
7. It takes professionals in the field of food.
8. It takes marketing knowledge.
9. It takes research, study raw material, study of competition.
10. It takes a market analysis to understand what is and what is missing in the area in which you would like to operate.

11. It takes desire, love and patience.

Having a restaurant is all these things.
Or rather, to have a restaurant that becomes a company that can generate profits and employment for people.

Therefore, I'm tired of the hundreds of items of catering problem solvers who promise magic formulas to those who have a restaurant sucks, in which the captain customers by mistake once and never return, with poorly paid staff and often in black then he works of shit, with arrogant owners who mistreat employees and customers, and without any expertise in how to run a business and how it is promoted. O pseudonyms entrepreneurs who look out for the first time in the world for food and that a pernicious form of prosopopia, do not rely on professionals for a start-up or initial for a coordinated management of the activity, just because these individuals cost very.

Enough!

Also tired of reading complaints of restaurateurs who attack, in order, with:
• Renzi, the government, but Berlusconi, Andreotti and Cavour;
• taxes, bureaucracy, controls;
• Competition of town festivals;
• Competition from local ethnic;
• Competition from take-away;
• Starred Chef and television programs;
• The customers arrogant, rude and penniless;
• The review sites;
• The claim of customers to express their opinion on the restaurant where they had dinner or lunch.


Enough!

If you belong to those categories of caterers, I think it's best that you stop reading because you really get angry continuing. Risks to ruin your day and you could then blame your innocent waiters or the unlucky customer who dares to make a request as soon as out of the norm.

If you have a restaurant that is hard to take off or recover the glories of the past and think that, yes, all the things I have listed before their value and affect your problems, but you want to remedy this situation and are willing to do anything to make it, then read on.


The truth is only one: if you have a restaurant like many, no specialization, no history, no tradition, no of course you do remember (positive), in a few words without a soul, a goal, a goal well defined, and if, in spite of these problems, you have not even tried to promote it properly, because you believe that marketing is all theory and little reality, or it's just the ultimate on the internet to get money to poor people working then he deserves to fail.

Not enough to work like crazy, 12 hours a day, 7 days out of 7, if you have the right tools to reach your workout target.

Making the caterer not only requires physical and mental fatigue, but also be ready to grasp the changes, customer tastes, fashions, trends. And we must always study.


Yes, I know, it was once not so. Twenty years ago really it was enough to have a local, clean, nice, with a chef capable, with valuable raw materials but not too expensive and friendly staff to be able to thrive. Sure, maybe you are not enriched, however, he was standing. He supported the family and so did the waiters, cooks, vendors.

Today it is no longer the case.

Today there is a crisis, people have less money, fewer people go to the restaurant. However, those who go there, they have more claims. He knows better the food and wine world. Cooking makes tests, sommelier courses, wine tasting, with itineraries of taste, reads and looks over. Besides an exasperated desire to taste experiences. They want to get out of the habit, the product usually everyday. Project into unknown worlds, such as food design or new cultures. Knowing the territory of origin of the individual products used in the menu composition. Seasonal nature of the same. Confront.

For this we have to deal with a particularly high quality market, with fewer users willing to spend, with more restaurants, more and more specialized, or at least it should be.

Therefore, a more fragmented market with a strong competitive tendency.

If before the people coming to dinner were, for example, 20% every week, today it is 10%, if all goes well. It means that at least half of the restaurants are too. They are out of business. They will close.

But since I do not like throwing the stone and pull my hand, now I'll explain why all the reasons that restaurateurs put forward to justify their problems, are unrealistic and mask, on the other hand, the existence of other problems.


And 'the fault of the Government. We will always have a government and will always be elected by the Italians. Sorry to say but we have the leaders we deserve. And, in spite of this government, there are restaurants that have happened. Although they are not "starry", although I'm not famous. It is in your own town. Maybe in your own neighborhood.

Taxes, bureaucracy, controls. All bad things (oh my God, the fees are needed ... maybe they were more right it would be better ...) but which exist for all. And you can not do anything. Or close the business and are looking for employment, or you adapt. Among other things, how can we explain in this article, there are several ways to save on taxes and how to organize your activities so that it is more efficient. Unfortunately, this aspect is often ignored by those who have an activity.


Doing business also means managing resources, make strategic decisions, dealing with the banks, to understand when and how to invest the profits so on. If you do not, you have to learn.

Competition from town festivals, ethnic premises, take-away and food stall with a 7 euro menu. Look, in this case you throw it down dry: if you "scrub" these customers truly local, then the problem is not their existence, but yours. Yes, because if your local is so anonymous, undifferentiated, unattractive, unknown, as to compete with the typical kebabbari of customers, of festivals and bars serving meals 7 Euros, then you're in bad shape.

It means that people consider you the same way as those premises. And it's serious.

It means you have not been able to differentiate your proposal and differentiate your offer. You are perceived as equal to them.


Then maybe you're not, you're better, your dishes are better, the raw materials are valuable, however, evidently, do not you know communicating. Because your target must not be that of the festivals or kebabbari, but one that looks for a certain type of food. And if that does not know you exist, is a problem. And you know how to solve? With marketing! With a thorough study of the market.

1. Yes, because the marketing teaches you to:
2. differentiate your local;
3. to make you learn about finding new customers;
4. To make yourself known to specialize in making you new food, Fusion type market, multi ethnic, molecular, traditional, regional and much more;
5. to build customer loyalty;
6. to increase the average spending of the customer;
7. to know how to communicate properly;
8. to become, in your little famous.

I can assure that the local most successful of your city, the kebabbari, the pizzerias and festivals it highly scrub.


Even in the case of the reviews we understand who is doomed to failure and who, instead, he makes it.

There are restaurateurs, many to be honest, who would like to take TripAdvisor and all the other and set it on fire.

I understand. The system is imperfect and too many, they found the flaws and selling fake reviews that create damage.

But the problem is not that. Even manufacturers of horse-drawn carriages from the early '900 horses did not like the revolution of cars with internal combustion engines, but they are due to one reason.

The system is imperfect but it works. And, what that really matters is:

for your customers, the rating system is reliable!

Each customer in a restaurant, now, goes on review sites, the law, compares them with those of other local close to yours, then goes on the site of your restaurant, take a look at the menu, the prices (you, of course , you have posted on your site, right?), then decides whether to book. And, do not believe, now the user of those sites has learned that no restaurant can have 100% positive reviews and also knows that some reviews are false or unrealistic.


And he also knows that there are often people who review a restaurant that, in reality, it is out of their target. Let me explain: if for a medium-high Reviews and the type of quality restaurant: "all good but too expensive", actually a review of this kind is positive for the restaurant, because it will take away those who prefer the low price and instead , will attract those who are willing to pay for quality.

Customers are much more technological savvy and interested than you think.

Starred Chef and television programs. The new frontier is that hatred towards the star chefs and cooking shows on TV. Restaurateurs say these programs spread misconception catering and it's hard to blame them. But that's not the real problem.

The real problem is that these programs have helped to create an expectation in customers against what they would find in restaurants, which has displaced the owners of the same.


The attention to the preparation of the dishes, the professionalism of the waiters, and, above all, the use of raw materials, has represented a blow to the average restaurateur, used to put in the pot the substance, not the representation, to the grocery store with skill and experience, but trying to make ends meet and, even more, often enough to deal with the customer that the restaurant felt a bit 'in awe, like when you go to the doctor or lawyer.

Today it is no longer the case. Today the customer demands respect, kindness, education and wants to know what is being proposed in the pot.
And if it is not satisfied, he takes the phone and writes it on TripAdvisor.

Again, things will not change, indeed. Unfortunately there has been an inconsistent dichotomy because, on the one hand, customers are more and more arrogant, vengeful, eager to claim their rights, and who claim to have all this and more while spending as little as possible while on the other, claim to always eat as if you were sitting by Cracco.

We must get over it and learn how to handle the situation.

In fact, today, and increasingly tomorrow:
Customers often are arrogant, rude and penniless;
They are ready to "punish" with a bad review, even when they are wrong;
Communication, marketing, appearance, but also the substance, will be treated in detail in a restaurant that wants to survive.


How to avoid the termination of your restaurant

There were no way out nor shortcuts. The world has changed and we need to notice before it's too late.

The catering is permanently changed and, more than others, pays the contradiction inherent in the average Italian and not: we claim so much and you are willing to give a little.

However, and this is the first message I want to convey with this long post, the knife by the handle angry hannno them.
Are you to need of customers, not the other way.

It 'sad to say but true. And if you have the pretension and arrogance, of fregarvene of like-minded customers, what they write in reviews and in social networks, sooner or later you will make the end of those who close.

Because this is the reality. In Italy there are too many clubs, restaurants, restaurants, hot tables, and half of them are not really productive. They stand because there is a holder that makes the deck and barely manages to make ends meet. But sooner or later he will have to surrender to the inevitable.

Standing in the space of ten years, they remain half of the premises. Because it is not a sustainable business to have such a complex and expensive to carry out, but that mostly has the most empty tables, Saturday night apart.


A restaurant or fails to become a successful business, or it is intended for filling. Because today, as a consumer, it's too easy to see how, even in the most famous restaurants, there are a lot of imperfections. You never can spend an evening at the restaurant where everything runs smoothly. Be it the suburban pizzeria or the local star in the center.

wrong orders. irritating waiter. burnt pizza. Overcooked pasta. The lack of a constant production, both in terms of quality and presentation. Think about presenting a highly specialized kitchen and futuristic prerogatives or in terms of globalization and not be prepared to do so or do not have the appropriate personnel. arrogant owner who thinks he knows everything, he is the center of his room, when is the customer. the breakdown products that send a person to the hospital. Be treated as customers of series B than the nearby tables. Be forgotten by the waiters for over an hour. Pizza too large relative to the plate which is then touched with bare hands and touches the table by the waiter.

These are the experiences that I personally experienced in my years of counseling in rooms around the world.

But, as he said Toto, each has a limit of patience, and if today the customer is willing to tolerate the imperfections that are found everywhere, in the future will not be so.

Therefore, renunciation of arrogance and start thinking about your customer. That, yes, it has flaws, it is obnoxious, hateful, rude. But it brings you money. Stop.


How to revive a restaurant in crisis

If your local is in trouble, if not the success that you imagine it deserves, if, despite your organizational efforts and work, research and study, the customers do not come as you would like, then it's time to start think like a true entrepreneur.

Because this is what you have to become: no longer a restaurant owner, an owner of a restaurant but an entrepreneur in the restaurant world.

And an entrepreneur in the catering world is also a marketing expert.

Meaning, for marketing:

that set of strategies to locate a local in the minds of customers thanks to its specialization and differentiation, attracting a steady stream of customers in the target that they will return again and advise the local with all the means at their disposal.

A definition that may seem abstract and difficult to understand, but that is the basis of the whole project.

And that means, ultimately, that if you have a restaurant you have to specialize and differentiate yourself from the competition by implementing customer acquisition strategies and their loyalty, developing a virtuous cycle of reviews and word of mouth and, finally, studying ways to increase the average spending of the customer.


It 'well understand that, as soon as the burst of the restaurants in Italy bubble, and the closures will multiply (but considering that already for years the rate of annual closures is higher, and very, compared to that of the openings), the only way to be part of those premises that they lie in the foot is to learn to manage it as a business.

Angry and hoped the death of review sites ("I'd give a TripAdvisor fire, wrote me a caterer"), and continue stubbornly to work as it always has been, will not get you anything good.

Begin to imitate the successful restaurants, where what really makes the difference is the presence of an entrepreneurial management and marketing, is what you need to do immediately.

Also because, as I wrote in this post: "Do not kid yourself: neither Cannavacciuolo or Gordon Ramsey would lead to success your restaurant", what really should make you angry about the tv programs like Masterchef and kitchens Nightmare is the fact that, in these, no one speak of what customers really brings in a local: marketing!


Do not just cook well, to present impeccable dishes, renew local and organize staff. these elements are, of course, but they are not sufficient in the premises of success.






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