LA GIUSTA ALTERNATIVA AL RISTORANTE CLASSICO
STREET FOOD

Trovare l’idea
e (re)inventare un ristorante. Il business della ristorazione non vive più di
sola gastronomia. Il consumatore esce a mangiare sempre più spesso, ma lo fa
più con gli occhi che con la bocca. Aprire un ristorante si trasforma in una
chance concreta solo per chi è capace di stupire. Come? Queste sono le quattro
nuove tendenze della ristorazione: puntare su un ambiente innovativo,
prediligere un cibo speciale, organizzare eventi mondani o attirare gente con
prezzi convenienti. Le novità arrivano dagli Usa dove il sogno di aprire un
ristorante è molto diffuso, anche tra i vip che creano locali con una marcia in
più. Eva Longoria, la casalinga disperata più sexy della serie tv americana, si
mescola spesso ai clienti seduti ai tavoli del suo ristorante messicano Beso
(http://besohollywood.com) di Los Angeles. La trovata funziona, il locale fa
numeri da capogiro e l’attrice raddoppia: ne apre un altro a Las Vegas.
Jennifer Aniston ha pensato di copiarla e a luglio inaugurerà un ristorante a
New York in cui ogni tanto potrebbe servire i clienti in divisa da cameriera. A
favore degli aspiranti ristoratori gioca il nuovo orientamento del mercato:
oggi la gente mangia fuori casa non solo per golosità ma anche per
divertimento. Lo conferma il cinema: nel film Soul Kitchen
(www.soulkitchen-ilfilm.it), in proiezione lo scorso gennaio, si racconta di un
pubblico fidelizzato più alla musica del ristorante che al menu. «I giovani
mangiano con gli occhi più che con la bocca: sono più attenti alla gente che
frequenta un locale e all’arredamento che alla carta del giorno. Gli under 30
poi, limitati da uno scarso potere di spesa, prediligono gli esercizi che
propongono iniziative per il dopocena: musica con deejay, presentazioni. Vince
chi coniuga ristorazione e intrattenimento» commenta Roberto Piccinelli,
giornalista e autore della Guida al piacere e al divertimento (vedi dida). Un
po’ come dire che far bene da mangiare non basta più: gli stessi piatti, anche
se di alta qualità, alla lunga perdono terreno nei confronti di una concorrenza
che magari è inferiore di livello ma che è capace di incuriosire. Con un mix di
arredamento d’immagine, iniziative originali (dalle serate con assaggi
particolari agli inviti di personalità…), soluzioni poco convenzionali nella
preparazione delle portate. Attenzione, però: non si tratta di strategie
anticrisi adatte a far quadrare i conti solo in tempi di recessione e da
abbandonare subito dopo la ripresa: il trend è trasversale e tocca anche la
ristorazione di fascia alta. «Nei locali dove cenare costa da 50 euro in su, il
20% dei clienti desidera servizi aggiuntivi come eventi a tema, spazi dedicati
a degustazioni particolari o al dopocena, musica…» attesta Igor Bagnobianchi,
consulente di marketing e auore del libro La ristorazione di lusso (Franco
Angeli). Il business della ristorazione dunque non vive più di sola
gastronomia: mangiare ormai fa rima con rinnovare, inventare, incuriosire e chi
dimostra più fantasia conquista spazio. Qualche esempio? Il Ganja Gourmet di
Denver (Colorado, Usa), prepara piatti a base di marijuana. Oppure la Angel’s
Wine Tower Bar del Radisson Hotel di Londra Stansted, dove una torre alta 13
metri contiene 4mila bottiglie di vino e belle ragazze sospese a delle funi
vengono issate in aria per andare a prendere quella scelta dai clienti. O
ancora, lo Street Food Restaurant di Stoccolma (www.streetfoodrestaurant.se),
aperto da quel Marcus Samuelsson noto per aver cucinato la prima cena della
presidenza di Barack Obama: qui la strategia del fast food è stata perfezionata
usando cibi biologici e solo di provenienza locale in un ambiente arredato in
modo analogo a quello delle grandi catene Usa.
Le quattro
tendenze su cui puntare: cibo, atmosfera, eventi e prezzi
La varietà
d’offerta in un ristorante è necessaria a stimolare clienti che oggi sono molto
più informati, viaggiano in tutto il mondo e hanno riscoperto il turismo
enogastronomico. Un esercente alla ricerca di nuove soluzioni o chi è a caccia
di idee per aprire un locale ha solo l’imbarazzo della scelta, perché il
business può essere declinato su tante variabili (prezzo, cibo, servizio,
allestimento…) a investimento contenuto. Si può intervenire sul menu di
mezzogiorno con proposte sfiziose ma più leggere e meno elaborate di quelle
serali, e servite a un prezzo inferiore. «Per snellire gli importi è possibile
proporre il vino al bicchiere oppure “al carrello”, con l’offerta di mezza
bottiglia» osserva il critico Raspelli. Qualcuno ha già trovato alternative al
“prezzo per studenti”, proponendo offerte speciali agli over 65, ai
carabinieri, a chi compie gli anni… «Sbagliato però abbassare la qualità per
diminuire i prezzi: i clienti se ne accorgono subito e si defilano» avverte
Stoppani.
Chi preferisce
giocare la carta degli eventi può aprire le porte della cucina e organizzare
lezioni di gastronomia con lo chef, oppure programmare menu degustazione
dedicati a un alimento di stagione. «Importante curare tutti i dettagli: per
esempio, in occasione di una mostra di pittura nelle vicinanze si può studiare
un menu ispirato alle opere in esposizione da servire su stoviglie particolari,
con tovaglie in stile, con sottofondi di musica ad hoc… Fondamentale poi che
l’iniziativa sia in linea con il locale e i suoi frequentatori: il pubblico
sopra gli “anta” è poco incline alla cucina etnica, quello di fascia alta ama
assaggiare vini prestigiosi e specialità di lusso… Attenzione poi alla
comunicazione delle iniziative: ottime le mailing list, sfruttabili anche su
Blackberry» consiglia Bagnobianchi. L’allestimento del locale gioca poi
un ruolo fondamentale: colori, stili, forme attuali, secondo il guru del design
Adam Tihany, sono fondamentali già dal primo giorno, quando la gente non
conosce nulla del menu ma entra solo per la curiosità di vedere i nuovi
ambienti. «Sono sulla cresta dell’onda le pizzerie modaiole, arredate in modo
moderno: è il caso di Portanova a Crema (Cr, www.portanova.it), Ooh Pasillo a
Rubiera (Re, www.oohpasillo.it), Pizza Perez a Siracusa (www.pizzaperez.com)…»
aggiunge Piccinelli. «Oggi tutti fanno tutto, nella speranza di fare cassetto.
Meglio delimitare l’offerta, in modo da posizionarsi con nettezza tra i
competitor» conclude Pini.
I conti? Matematica,
non sentimenti
«Un ristorante
è un’azienda. In quest’ottica tutto va soppesato al grammo, perché i piccoli
errori provocano un effetto valanga: i conti sono matematici, non sentimentali.
Quindi la prima voce che va inserita è quella dello stipendio del titolare,
pena lo sfasamento gestionale. Inoltre l’attività segue logiche precise:
impossibile farcela con numeri – di coperti, di superficie, di investimenti –
troppo limitati» spiega Pini.
› Un ristorante
di livello medio, con uno scontrino sui 30 euro, non riesce a far quadrare il
bilancio se ha meno di 60 coperti.
› Per ogni
cliente in sala è necessario uno spazio compreso tra 1 e 1,7 mq.
› Difficile
spendere meno di 20mila euro per le attrezzature (cucina, frigoriferi…), meno
di 4mila euro per tavoli e sedie, meno di 5mila euro per le stoviglie…
› In tutto,
l’investimento parte da 80mila-130mila euro, licenza esclusa.
› In aggiunta a
quella del cuoco va calcolata la presenza di almeno due persone in sala, a
seconda del tipo di servizio proposto. Occhio: l’affitto del locale non deve
superare il 10% dell’incasso. Per stare a galla, il fatturato minimo è di
400mila euro.
Il ristorante
senza camerieri
chi: ‘s
Baggers I dove: Norimberga I cosa: Ristorante
automatico I scontrino medio: 16 euro
La struttura
ricorda un po’ le montagne russe, con binari di scorrimento dove i piatti
sfrecciano di corsa e planano con dolcezza davanti al cliente. Ma con il suo
sistema di trasporto automatizzato il ristorante ‘s Baggers di Norimberga ha
eliminato i camerieri: le portate si preparano in una cucina al piano superiore
e sono poi posate sulla cima di un cono alto circa tre metri. Da lì, sulle
rotaie a spirale, scendono alla sala sottostante per forza di gravità: ogni
tavola è servita da una diversa rotaia ed è attrezzata con un computerino
touchscreen su cui i clienti ordinano la pietanza preferita e, nell’attesa,
inviano e-mail e sms. «Volevo un ristorante più efficiente e comodo, dove il
personale è attivo in ciò che è davvero utile al cliente» spiega Michael Mack,
43 anni, ideatore dell’iniziativa e titolare del locale. Da ‘s Baggers infatti
vini e bevande sono serviti in automatico, ma cocktail e liquidi caldi sono
portati al tavolo da camerieri che, su richiesta, aiutano nell’ordinazione e
sparecchiano dopo il pasto. L’idea per il trasporto su rotaia è nata dal
desiderio di Mack di cucinare per gli amici senza fare troppe volte la spola
tra cucina e sala da pranzo e dalla sua esperienza imprenditoriale nel settore
della lavorazione di metalli. «Un buono per mangiare da noi è diventato un
regalo gettonatissimo: nei mesi peggiori ne vendiamo per un valore di 5mila
euro, nei migliori per 35mila. Non sono interessato al franchising, bensì a un
sistema di licenze: un ristorante da 150 posti costa all’incirca 180mila euro
di allestimento e 160mila euro per l’hardware e ha una royalty del 2,5% circa
sul fatturato mensile» precisa Mack.
A cena con la
family
chi: Osteria
Opera Prima I dove: Milano I cosa: Ristorante con sala
riservata ai bambini I prezzo menu: 35 euro per gli adulti (8,5 per
i bambini)
Dedicato a chi
ha figli under 6 e vorrebbe cenare al ristorante, magari con gli amici, in
pace: l’Osteria Opera Prima di Milano ha una sala riservata ai più piccoli dove
due baby sitter li sorvegliano, li fanno giocare e mangiare e consentono ai
genitori di dimenticare ogni dovere. «Per seguire il mio ristorante, dovevo
portare sul posto anche mio figlio. Così ho cominciato a sistemarlo nella
saletta usata per cene private o aziendali, dove lasciavo i suoi giocattoli e
lo facevo seguire dalla tata. Quando le mie amiche l’hanno scoperto, ne hanno
approfittato anche loro per portare i propri figli e mangiare tutte insieme in
tranquillità. Così mi è scattata la lampadina: perché non proporre il servizio
ai clienti?» racconta Alessia Palermo, 39 anni, titolare del locale. Il menu,
che propone cucina mediterranea tradizionale con specialità di pesce, ha un
prezzo medio di 35 euro, che diventano 8,50 per i bambini con portate come
pennette, patatine, cotoletta… «La serviamo loro già tagliata, così mangiano in
poco tempo e possono andare subito a giocare. Il servizio è attivo il venerdì e
il sabato sera. Accettiamo fino a un massimo di 20 bambini perché abbiamo a
disposizione due baby sitter. La sala è attrezzata con fasciatoio e seggioloni
in aggiunta a tanti giochi».
INFO:
http://osteriaoperaprima.blogspot.com
La cultura è
servita
chi:
Nutrilamente I dove: Vercelli I cosa: libreria e punto
di ristoro I previsioni fattturato: 2,6 milioni di euro
Mangiare con
l’impressione di essere in biblioteca oppure acquistare un libro dopo aver
gustato un roast fish di tonno al pepe rosa: è la formula di Nutrilamente,
punto vendita di Vercelli aperto nel 2006 da Alessandro Mongiano (36 anni) e
sua moglie Sandra Biestro. «Avevamo due piccole librerie ma mi stuzzicava l’idea
di abbinare carta stampata e ristorazione: la sinergia però, a detta di tutti i
consulenti, funziona solo su grandi superfici. Così ho cercato un’altra
location: ora ho 1.400 mq disposti su più piani, in cui ho unito i due negozi e
li ho valorizzati con un bar-ristorante da 80-100 coperti» racconta Mongiano.
«Lavoriamo molto con gli uffici vicini: 8,50 euro lo scontrino medio. Il menu è
europeo e propone la scelta di due primi e tre secondi, in aggiunta a
insalatone e contorni di verdure, sempre con porzioni abbondanti. Punto di
forza la freschezza, la nostra offerta è diversa ogni giorno» spiega Mongiano.
La formula è già stata replicata in un secondo negozio a Vigevano (Pv) lo
scorso novembre: 2mila mq la superficie, centralissima la location e diverso l’orario
di lavoro. «Lì c’è un flusso turistico tale da giustificare l’apertura anche
nel weekend. Il bar poi prepara anche aperitivi o ristorazione veloce per la
cena, giocando su ricette sfiziose come le tartine alla mousse di verdura o al
melograno» sottolinea Mongiano. Impegnativo l’investimento iniziale: circa
250mila euro per la libreria, in aggiunta a 800mila euro circa per la
ristrutturazione e all’allestimento del locale (scale mobili, impianti di
condizionamento…), della sala ristorante e della cucina. «Conto di raggiungere
a Vigevano il punto di pareggio del fatturato, pari a 2,6 milioni di euro, in
un paio d’anni. Un traguardo difficile? Sì, ma posso contare su mia moglie, che
mi affianca in tutto. Senza la sua collaborazione non ce la farei» commenta
Mongiano. INFO:www.nutrilamente.it
Gallinelle in
franchising
chi: Omelette
& Baguette I dove: Milano I cosa: ristorante
specializzato in ricette a base di uova I fattturato: da
700mila euro
«Lavoravo nella
comunicazione ma volevo cambiare. L’ispirazione per fare ristorazione mi è
venuta quando ho notato che tutti i bar vicino all’ufficio servivano gli stessi
panini stantii, gli stessi piatti precotti cucinati ore e ore prima, insomma le
stesse porcherie a prezzi altissimi. Così ho voluto fare guerra al
cibo-spazzatura». Raffaele Barki, 55 anni, nel 2008 ha aperto un locale
specializzato in ricette a base di uova, dalla frittata alle zucchine a quella
con la pancetta. Si chiama Omelette & Baguette, è un ristorante che coniuga
ricette italiane tradizionali, semplici, con alcune squisitezze della cucina
francese. «Le uova sono un alimento povero ma nobile, che si presta a ricette
appetitose a costo contenuto: lo scontrino medio qui è 8-10 euro. Per completare
l’offerta ho pensato alla gastronomia d’Oltralpe, inserendo nel menu baguette
da farcire a piacere, pain brioche e au chocolat importate dalla Francia,
quiche…» puntualizza Barki. Il logo del locale, una gallinella con una baguette
sotto l’ala, è ripetuto su tovagliette, posate, saliere. «Da me tutto è
cucinato al momento, la qualità è al primo posto» prosegue Barki. La sua
strategia si è già sviluppata in franchising: quattro i locali in apertura nei
prossimi mesi a Como, La Spezia, Bologna e Latina. La superficie minima
richiesta è di 120mq, a fronte di un investimento di 1.250 euro al mq a cui
aggiungere 25mila euro di fee d’ingresso e 2,5% di royalty sull’incasso al
netto di Iva come contributo pubblicitario: da 700mila euro il fatturato
annuale. «Importantissima la location in centri storici e solo in capoluoghi di
provincia, mentre rifiuto spazi in centri commerciali che spesso sono sinonimo
di junk food. La mia formula prevede prezzi bassi ma qualità alta, stile slow
food» avverte Barki. INFO: www.omeletteebaguette.com
Il brunch è
trendy
chi: California
Bakery I dove: Milano I cosa: ricette made in Usa
I fattturato: un milione di euro ogni negozio
Dal dolce al
salato: tutto a base di ricette Made in Usa. A Milano Marco D’Arrigo, 45 anni,
nel 2005 ha trasformato la sua pasticceria California Bakery in caffetteria.
«Le torte si vendevano un po’ meno. E la gente iniziava a trascorrere più
weekend in città» ricorda D’Arrigo. Il cambiamento ha lasciato inalterato il
concept originale dell’attività, cioè la proposta di ricette Made in Usa, ma ha
ampliato il menu con zuppe (di legumi o verdure), hamburger (di controfiletto,
di pollo, vegetariano…), uova strapazzate. Studiatissimi gli ingredienti:
mazzancolle, mozzarella di bufala, salame felino, formaggio cheddar, cipolla
rossa di Tropea… «Tutto ha un tocco home made ed è preparato da noi. Nelle
ricette sta uno dei nostri segreti: ci ispiriamo agli Usa e poi rielaboriamo.
Io faccio continue migliorie. Mangio spesso con la famiglia nel mio ristorante,
sia perché mi piace sia perché in questo modo continuo a testare l’offerta»
spiega D’Arrigo, che al momento conta tre punti vendita nel capoluogo lombardo.
I numeri danno ragione alla nuova formula: un milione di euro il fatturato
annuo di ogni negozio, a fronte di uno scontrino medio di 25 euro. «Il
cambiamento è parte del business della ristorazione, perché il cliente è sempre
alla ricerca di novità. Fondamentale però mantenere l’identità: di recente in
un locale abbiamo sostituito un bancone, ampliato lo spazio e modificato i
colori dell’arredamento e le persone hanno percepito la trasformazione senza
però capire cosa ci fosse di diverso» sottolinea D’Arrigo. «In questo discorso
conta molto la location: mi è stato proposto di aprire un negozio in una zona più
periferica e battuta da studenti, ma la considero lontana dalla nostra immagine
e così ho preferito lasciar perdere. Meglio piuttosto inaugurare un locale con
un altro marchio, così come già fanno in molti negli Usa: a inizio estate io
stesso aprirò due spazi che chiamerò Bagel Factory e che saranno specializzati
appunto in bagel». INFO: www.californiabakery.it
La latteria
bistrot
chi:
Biancolatte I dove: Milano I cosa:
latteria sul modello Starbucks I fattturato: Due
milioni di euro
«Ho aperto meno
di due anni fa, nel weekend servo 2.400 coperti. Quanto ho investito in
pubblicità? Zero. Sì, ha capito bene: zero euro» afferma Ludovica Di Sarro, 37
anni, che con la sorella Valentina è titolare di Biancolatte dal giugno 2008.
«Siamo in centro a Milano ma in un quartiere poco battuto nel fine settimana
perché gli uffici sono chiusi: prima dell’inaugurazione dicevano che ero matta
ad aprire anche la domenica. Eppure fatturo di più nei giorni festivi». Bianco
l’arredamento, italiana la cucina: trofie al basilico, paccheri al pomodoro,
piadina romagnola, burrata… Nel locale c’è anche un angolo bar e uno gelateria,
che consentono una ristorazione veloce dalle sette e mezza di mattina a
mezzanotte: un milione di euro circa l’investimento iniziale, a fronte di un
fatturato di 1,8 milioni di euro circa che nel 2010 punta a raggiungere 2,3-2,5
milioni con l’aumento del catering per gli uffici vicini. «Il nostro mix parte
dalla semplicità e dal mangiare sano ma con gusto: torte e biscotti fatti in
casa, tazze di latte alla cannella, vellutate di verdure del giorno, carpaccio
di salmone, gelati senza grassi idrogenati… Apprezzato anche il nostro ambiente
informale: curiamo molto il training del personale, che vogliamo sempre
sorridente come nei negozi americani. L’ispirazione infatti ci è venuta dalle
catene straniere come Le Pain Quotidien, che abbiamo adattato al mercato
italiano. Fino a tre anni fa avevo un’attività di distribuzione
cinematografica, poi mi sono trasferita a Milano, lasciato il cinema e cercato
un nuovo progetto. La nostra strategia? Sulla falsariga di Starbucks ed Eat,
con tavoli, menu e altri dettagli ad hoc per diventare una catena» spiega Di
Sarro. A quando il franchising? «Tra qualche mese apriremo un altro spazio a
Milano, poi due a Roma e uno a Genova. Ma in Italia preferiamo lavorare in
comproprietà per controllare da vicino lo sviluppo dell’attività. Stiamo però
progettando nuove aperture in Giappone, Usa, Dubai, Cina… Lì adotteremo l’affiliazione»
conclude Di Sarro.
INFO:
www.biancolattemilano.it
Stasera
cenaforum
chi: Antica
Focacceria San Francesco dove: Palermo e Milano cosa: Sit-com
girata tra i tavoli previsioni di fattturato: 2,4 milioni di euro (milano)
Una sit-com
girata tra i tavoli di un ristorante e poi trasmessa sul Web (in
http://blogsicilia.it, www.livesicilia.it e
http://pc-panellecrocche.blogsicilia.it): succede a Palermo e a Milano, tra le
mura dell’Antica Focacceria San Francesco. I clienti presenti durante le
riprese possono così diventare parte della sceneggiatura a margine del cast
scelto dalla regia oppure intervenire sui testi: ogni settimana il tema della
puntata successiva viene anticipato on line ed è sottoposto ai giudizi degli
utenti. In linea con il menu, specializzato in cucina palermitana (arancine,
sarde a beccafico, focaccia maritata, pasta con le sarde, cassata, cannoli…) la
sit-com si intitola Panelle e Crocché (sfoglia di farina di ceci e purè di
patate fritti). Ma perché ospitare la sit-com anche a Milano, dove uno
scontrino medio da 14 euro per gustare prelibatezze siciliane dovrebbe essere
più che sufficiente ad attirare pubblico? Risponde il titolare Vincenzo
Conticello: «In passato la gente decideva dove mangiare scegliendo tra un
piatto speciale o un cameriere simpatico. Oggi invece si decide a seconda della
gente che si può incontrare in un ristorante, oppure di quello che ci si può
fare. In questa logica le considerazioni sulla qualità del cibo passano in
secondo piano. Ho cercato un’iniziativa in armonia con l’identità del locale,
capace di farci conoscere anche da chi non avrebbe mai varcato la nostra porta.
A Milano organizzo anche i “cenaforum”: in date prefissate, attorno a un tavolo
con 14 coperti si discute di un tema prestabilito che spazia dal cinema
all’economia. La formula funziona perché consente di conoscere nuove persone
parlando di un argomento d’interesse comune. È un modo diverso di fare amicizia
rispetto a Facebook: al ristorante si può guardare la gente negli occhi». INFO: www.afsf.it
Travestiti,
ceniamo!
chi: Pizzeria
Samanta I dove: Cento (Fe) I cosa: degustazioni senza posate
e show con travestiti I menu: a partire da 25 euro
Da loro si
mangiano i bucatini con le mani. Così anche lo stinco di maiale o il dolce al
mascarpone. «A seconda del mio umore, più o meno dispettoso, servo cibi più
difficili da afferrare a chi ci ordina il menu senza posate: provate voi ad
addolcire il caffè facendo a meno del cucchiaino! Per venire incontro ai
clienti però fornisco anche un bavaglio: così spezzo l’imbarazzo e aggiungo una
nota spiritosa» spiega Roberta Tassinari, 47 anni, titolare della Pizzeria
Samanta di Cento (Fe). «Abbiamo introdotto questa iniziativa lo scorso autunno:
indispensabile proporre al pubblico continue novità perché a lungo andare la
stessa “pappa”, seppur buona, stanca. Per ora abbiamo una buona risposta,
soprattutto da giovani che vogliono passare una serata scherzosa tra amici. La
nostra cucina è casalinga ma con qualche particolarità: si mangiano anche pizze
con impasto di soia, verde e integrale». Per gustare tutto senza forchetta e
coltello, Tassinari propone menu a partire da 25 euro: la promozione è basata
molto sul passaparola, anche se in alcuni casi il locale si affida a
cartellonistica e volantini. In aggiunta alla degustazione senza posate, a
scadenze irregolari Tassinari organizza show musicali con drag queen, cioè
uomini travestiti da donna. «Per assistere si paga una quota fissa minima, da
cinque euro. Da tre anni è diventata la nostra iniziativa fissa per il cenone
di San Silvestro: lo spettacolo è molto ironico e divertente e mai volgare,
adatto anche alle famiglie che vengono qui con i bambini» conclude Tassinari.
INFO: www.pizzeriasamanta.it
«il menu? io
credo nel prezzo fisso»
chi: Trattoria
18/28 I dove: Milano I cosa: menu a prezzo fisso (18-28
euro) I obiettivo: cene a casa del proprietario
«Ho giocato
sulla riscoperta del menu a prezzo fisso: quando ho aperto il ristorante, nel
2004, la formula veniva considerata con diffidenza. Io invece ho voluto
dimostrare che questa proposta può essere di qualità» spiega Riccardo Pala, 42
anni, titolare con la compagna Oksana Korolisina della Trattoria 18/28 di
Milano. Quattordici i menu tra cui scegliere (milanese, fiorentino, foie gras,
panigacci…), due i prezzi, cioè appunto 18 e 28 euro, bevande e caffè esclusi,
che a mezzogiorno si riducono a 7,50 e 12 euro. «Ho lavorato per diversi anni
nel banqueting, poi ho deciso di intraprendere puntando alla fascia di
consumatori più difficile: quella media, attenta sia alla qualità sia alla
spesa. All’inizio avevo pochi menu, col tempo ho allargato l’offerta perché
voglio dare ospitalità a tutti» prosegue Pala. Circa 100 i coperti, una decina
i dipendenti, 150mq la superficie del locale a cui si aggiungono 30mq di
cantina, curato l’allestimento con decorazioni dove ricorrono le cifre dei
prezzi fissi. «Ho scelto questi due numeri perché avevano un bel suono e non li
modifico a seconda dell’inflazione: è il giusto rapporto qualità/prezzo il
punto di forza del locale. Ormai sono finiti i tempi in cui la gente pagava
conti esorbitanti per pietanze di livello scarso: la ristorazione è ancora un
business profittevole, purché sia calibrata ad hoc, e il mercato di Londra,
Parigi e New York dimostra che c’è ancora spazio. Ecco perché a breve proporrò
un’altra iniziativa: organizzerò cene a casa mia cucinate dallo chef. Saranno
serate riservate a una decina di persone che avranno libero accesso al mio
salotto e alla mia tavola. Il prezzo? Tra 80 e 120 euro a testa» racconta Pala.
INFO: www.trattoria18-28.it
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