Ristorazione, la cucina italiana è la più “competitiva” nel mondo
Ristorazione, la cucina italiana è la più “competitiva” nel mondo
Lo rileva uno studio di Deloitte e Alma che ha analizzato l’andamento del mercato “food service” a livello locale e globale
Il giro di affari della ristorazione cresce a livello mondiale, trainato dai mercati di Cina e Usa. Ma è la cucina italiana che in prospettiva presenta le performance più alte seguita da quella giapponese, francese e asiatica. A rivelarlo è la ricerca esclusiva “Italian Cuisine Market Monitor” condotta da Deloitte, in collaborazione con Alma, la scuola di cucina internazionale italiana, che fotografa lo stato dell’arte del mercato food service a livello locale e globale. L’analisi segnala un andamento positivo del fatturato complessivo del comparto che ha chiuso il 2018 con 2.563 miliardi di euro. Di questi, il 46% è stato totalizzato nell’area Asia-Pacifico, che ha riportato un tasso di crescita annuo nel periodo 2014-2018 (Cagr) del +4,1%, davanti a Nord America (+2%) ed Europa (+1,2%).
Le stime indicano inoltre che lo sviluppo del mercato della ristorazione proseguirà nel periodo 2018-2022, sebbene ad un ritmo leggermente più moderato (2,4%), generato in larga parte dalla performance dell’area Asia-Pacifico (+2,7%) e del resto del mondo (+3,8%). “L’espansione del mercato food service è favorita dalle abitudini di acquisto nelle diverse aree geografiche. Ad esempio, il consumo di pasti fuori casa è diffuso nell’area Asia-Pacifico grazie alle convenienti offerte degli ‘street stalls’, cioè chioschi e street food, che si confermano il canale più competitivo nella regione - spiega Tommaso Nastasi, partner di Deloitte - L’andamento positivo in Nord America è invece condizionato dai gusti dei consumatori, che scelgono il pasto ‘out of home’ considerando le diverse cucine nazionali, più ancora di fattori come qualità, prezzo o location. Per contro, in paesi come l’Italia, la convivialità rimane la principale motivazione alla base dei consumi fuori casa”.
Nel complesso, lo studio sottolinea che il mercato più performante al momento è il cosiddetto “full service restaurant”, che include ristoranti di alta qualità come quelli stellati e di media qualità come trattorie e osterie. Un segmento di mercato che vale il 50% del totale fuori casa, confermandosi il primo canale della ristorazione mondiale. Anche se, puntualizza lo studio, il suo tasso di crescita a valore (+2,7% Cagr 2014-2018) risulta inferiore rispetto a canali quali gli “street stalls” (+3,7%) e i “limited service restaurants” (+2,8%), cioè i fast food e i ristoranti di media qualità con assenza di servizio al tavolo.
In dettaglio, i primi dieci paesi per dimensioni di mercato rappresentano il 77% del valore della ristorazione “full-service”, trainati da Cina e India. Il principale mercato di riferimento rimane l’Asia-Pacifico. Per quest’area si stima una crescita più contenuta nel periodo 2018-2022 rispetto al quadriennio precedente (+4,6% Cagr 14-18 contro +2,8% Cagr 18-22), mentre si prevede uno sviluppo più rapido in Europa (+1,1%) rispetto al Nord America (+0,5%).
Per quanto riguarda la cucina, come detto, è quella italiana a presentare in prospettiva una maggiore crescita all’estero. Al secondo posto segue con il 40% quella giapponese, mentre la cucina francese chiude il podio raccogliendo le preferenze di uno su tre, staccando le aspettative di crescita della cucina asiatica (13%). “Le nostre ricerche confermano che la cucina italiana ha il maggiore potenziale di crescita all’estero”, commenta Tommaso Nastasi. “Fattori come la qualità delle materie prime utilizzate ma anche la diffusione di abitudini e prodotti Slow Food vanno incontro alla sempre maggiore attenzione alla salute che caratterizza il consumatore di oggi”, aggiunge.
Numeri alla mano: nel 2018, il giro d’affari della cucina italiana nel mondo si è attestato a 229 miliardi di euro, in crescita del 10,6% rispetto al 2016. Di questi, solo 39 sono stati realizzati all’interno dei confini nazionali, rendendo di fatto l’Italia il terzo mercato dopo Cina e Stati Uniti. Con 71 miliardi, la Cina è il primo mercato per valore sul totale della ristorazione nel Paese, con una penetrazione pari al 15,8%. Sono invece gli Stati Uniti a riportare il tasso di penetrazione maggiore, pari al 35,7%,e un giro d’affari complessivo di 69 miliardi di euro. Seppure con valore totale più contenuto rispetto alla top 3, anche India e Brasile dimostrano un’alta penetrazione della cucina italiana (rispettivamente 24,9% e 28,2%). In Europa, invece, i principali mercati sono Regno Unito, Spagna e Francia, per cui la ristorazione italiana pesa tra i 4 e i 3 miliardi di euro.
Le stime indicano inoltre che lo sviluppo del mercato della ristorazione proseguirà nel periodo 2018-2022, sebbene ad un ritmo leggermente più moderato (2,4%), generato in larga parte dalla performance dell’area Asia-Pacifico (+2,7%) e del resto del mondo (+3,8%). “L’espansione del mercato food service è favorita dalle abitudini di acquisto nelle diverse aree geografiche. Ad esempio, il consumo di pasti fuori casa è diffuso nell’area Asia-Pacifico grazie alle convenienti offerte degli ‘street stalls’, cioè chioschi e street food, che si confermano il canale più competitivo nella regione - spiega Tommaso Nastasi, partner di Deloitte - L’andamento positivo in Nord America è invece condizionato dai gusti dei consumatori, che scelgono il pasto ‘out of home’ considerando le diverse cucine nazionali, più ancora di fattori come qualità, prezzo o location. Per contro, in paesi come l’Italia, la convivialità rimane la principale motivazione alla base dei consumi fuori casa”.
Nel complesso, lo studio sottolinea che il mercato più performante al momento è il cosiddetto “full service restaurant”, che include ristoranti di alta qualità come quelli stellati e di media qualità come trattorie e osterie. Un segmento di mercato che vale il 50% del totale fuori casa, confermandosi il primo canale della ristorazione mondiale. Anche se, puntualizza lo studio, il suo tasso di crescita a valore (+2,7% Cagr 2014-2018) risulta inferiore rispetto a canali quali gli “street stalls” (+3,7%) e i “limited service restaurants” (+2,8%), cioè i fast food e i ristoranti di media qualità con assenza di servizio al tavolo.
In dettaglio, i primi dieci paesi per dimensioni di mercato rappresentano il 77% del valore della ristorazione “full-service”, trainati da Cina e India. Il principale mercato di riferimento rimane l’Asia-Pacifico. Per quest’area si stima una crescita più contenuta nel periodo 2018-2022 rispetto al quadriennio precedente (+4,6% Cagr 14-18 contro +2,8% Cagr 18-22), mentre si prevede uno sviluppo più rapido in Europa (+1,1%) rispetto al Nord America (+0,5%).
Per quanto riguarda la cucina, come detto, è quella italiana a presentare in prospettiva una maggiore crescita all’estero. Al secondo posto segue con il 40% quella giapponese, mentre la cucina francese chiude il podio raccogliendo le preferenze di uno su tre, staccando le aspettative di crescita della cucina asiatica (13%). “Le nostre ricerche confermano che la cucina italiana ha il maggiore potenziale di crescita all’estero”, commenta Tommaso Nastasi. “Fattori come la qualità delle materie prime utilizzate ma anche la diffusione di abitudini e prodotti Slow Food vanno incontro alla sempre maggiore attenzione alla salute che caratterizza il consumatore di oggi”, aggiunge.
Numeri alla mano: nel 2018, il giro d’affari della cucina italiana nel mondo si è attestato a 229 miliardi di euro, in crescita del 10,6% rispetto al 2016. Di questi, solo 39 sono stati realizzati all’interno dei confini nazionali, rendendo di fatto l’Italia il terzo mercato dopo Cina e Stati Uniti. Con 71 miliardi, la Cina è il primo mercato per valore sul totale della ristorazione nel Paese, con una penetrazione pari al 15,8%. Sono invece gli Stati Uniti a riportare il tasso di penetrazione maggiore, pari al 35,7%,e un giro d’affari complessivo di 69 miliardi di euro. Seppure con valore totale più contenuto rispetto alla top 3, anche India e Brasile dimostrano un’alta penetrazione della cucina italiana (rispettivamente 24,9% e 28,2%). In Europa, invece, i principali mercati sono Regno Unito, Spagna e Francia, per cui la ristorazione italiana pesa tra i 4 e i 3 miliardi di euro.
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