Educazione alimentare saper riconoscere i 7 tipi di fame
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ritiene che il 75% delle malattie che conducono alla morte è riconducibile al nostro stile di vita e a quello che mangiamo. Si tratta delle cosiddette «malattie che non si possono comunicare» (Non-Communicable Diseases: NCD) e che dipendono da ciò che mangiamo, quanto rimaniamo fermi invece di muoverci, quanta fatica fisica preferiamo non fare, quante porcherie inaliamo nei polmoni, e così via.
Le malattie dell'abbondanza e della sedentarietà non dipendono da infezioni o da traumi ma sono collegate a un errato rapporto con il proprio corpo, a cominciare dal cibo.
Di tali patologie, in Europa si muore 20 volte di più che per tutte le malattie dovute a contagio. Si rende quindi sempre più urgente un mutamento nel modo con cui gestiamo il nostro primario bisogno, evitando con ciò di cadere in quelle «manie alimentari» che si traducono in ossessione del cibo, là dove la gastronomia degenera in gastro mania con le concomitanti ortoressia (ossessione maniacale per i cibi sani) e vigoressia (ossessione per il fitness).
Le persone spesso dicono che mangiano perché hanno fame, ma se chiediamo loro di descrivere come sanno di avere fame non sanno rispondere. Questo perché ci sono diversi tipi di fame e tutti i diversi tipi di fame sono a tutti gli effetti delle "esperienze" che comprendono sensazioni, pensieri ed emozioni nel corpo, nella mente e nel cuore.
Ci possono essere molte ragioni per dire: "Ho fame”. Magari siamo stanchi o ci sentiamo soli. Certe volte la fame che proviamo non è propriamente fame di cibo ma siamo noi che reagiamo erroneamente a una certa sensazione mangiando.
Se vogliamo percorrere la strada della felicità alimentare dobbiamo cominciare a districare e separare i diversi tipi di fame. Solo così possiamo imparare a soddisfare ciascun tipo di fame nel modo più appropriato.
La fame più essenziale e basilare è la fame fisiologica ovvero la fame che sentiamo quando il corpo ha bisogno di cibo. La sentiamo quando il nostro livello di energia è basso e le nostre cellule ci chiedono carburante per tenerci caldi e vivi. Per esempio, quando fa freddo, il corpo richiede più calorie per mantenersi caldo, così nei mesi invernali si tende ad avere più appetito e a mettere su qualche kg.
Al contrario nei mesi più caldi tendiamo ad avere poco appetito, a mangiare leggero e rimanere più freschi perdendo un po' di peso. Se rispondessimo solamente alla fame cellulare, come fanno ad esempio gli animali selvatici, ci alimenteremmo in visrtù solo del bisogno. Quando si ha fame si mangia, se non si ha fame non si mangia. Molto semplice.
Il bello degli esseri umani, tuttavia, è che sono composti da molti impulsi, non solo da quelli necessari alla mera sopravvivenza. Il cibo ci sa procurare anche felicità. Ci attira attraverso i sensi: gli occhi, il naso, la bocca e il cuore. Quando i sensi si attivano, spesso rispondiamo in maniera automatica e reagiamo mangiando.
Per non cadere in inganno dobbiamo investigare la nostra esperienza con i vari tipi di fame. Dobbiamo inserire un piccolo momento di riflessione prima di addentare quella fetta di pizza o quella torta al cioccolato. Sembra semplice, ma è una sfida interessante.
«Secondo gli insegnamenti Zen - l'antica tradizione meditativa del Giappone - il cibo che mangiamo è il prodotto del sole, della terra, della pioggia, degli insetti che impollinano le piante, dei contadini, dei trasportatori e infine dei fruttivendoli o negozianti. L'energia, che è il prodotto di tutti questi esseri viventi, fluisce attraverso il nostro corpo, messa in circolo a ogni battito del nostro cuore. Viaggia fino alle cellule più lontane, fino alle unghie degli alluci e alla punta dei capelli. Questi esseri viventi letteralmente diventano noi, i nostri occhi, le nostre labbra, i nostri denti bianchi, il nostro cuore. Sfortunatamente, mentre questo miracolo si compie, noi non ne siamo consapevoli».
Jan Chozen Bays, pediatra e maestra di meditazione Zen indica diversi «tipi di fame» che saputi riconoscere con consapevolezza aiutano a perseguire la felicità alimentare. La vera posta in gioco è saper discernere «fame fisiologica» da «fame emotiva», per evitare che il «cervello goloso» abbia la meglio sul cervello ragionevole. Già Epitteto, il filosofo stoico, riteneva che «il rapporto con il cibo indica se uno è filosofo (amante della saggezza!) o no».
Su questa base noi abbiamo classificato 7 tipi di fame.
Fisiologica: fame del corpo (cellule e stomaco)
Emotiva: fame di occhi, tatto, orecchie, naso, bocca (sensi) e mente (pensieri e sentimenti).
Si tratterà, di conseguenza, di esercitare la consapevolezza, così da conferire disciplina ed efficacia, non meno che gioioso appagamento, all'atto del nutrirsi.
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