Missouri e Francia: non chiamatela carne, se non lo è


Missouri e Francia: non chiamatela carne, se non lo è



Burger di soia, bistecche di tofu, cotolette di seitan, salumi vegani: nello Stato del Missouri, USA, non è più permesso chiamare carne ciò che non lo è. Così come, da qualche mese, nella vicina Francia. Lo #StopMeatSounding va avanti!
Una nuova legge statale, varata negli scorsi giorni in Missouri, vieta di “travisare un prodotto come carne quando invece non derivi da bestiame da reddito o pollame allevato”. I trasgressori rischiano da un minimo di mille dollari di multa a un massimo di un anno di reclusione. Misure simili sono state recentemente prese anche in Francia, dove le multe possono essere anche di centinaia di migliaia di euro.
Può sembrare eccessivo, ma in Missouri la necessità di dare un freno alle pubblicità e diciture ingannevoli tipiche del “Meat sounding” ha portato lo Stato ad agire di conseguenza. Una misura che riguarda sia la carne artificiale coltivata in laboratorio ricavata da cellule staminali, sia i prodotti sostituti della carne ricavati da ingredienti vegetali come soia, tempeh e seitan.
A rivelarlo è il quotidiano USA Today, che fa notare anche come in realtà quello del Missouri sia solo il primo passo verso la soluzione di un problema molto sentito anche nel resto del Paese. Secondo le previsioni di Allied Market Research, il business d’oro dei sostituti della carne supererà i 7,5 miliardi di dollari a livello globale entro il 2025, rispetto ai circa 4,2 miliardi di dollari del 2017. Cifre esorbitanti, guadagnate generalmente facendo credere ai consumatori che questi prodotti siano validi sostituti della carne, pur non avendoci nulla a che fare sia a livello nutrizionale che produttivo.
L’Associazione degli Allevatori del Missouri, che ha collaborato per far approvare la legge, ha citato la confusione degli acquirenti e la protezione degli allevatori locali come ragioni per la legislazione. E’ infatti giusto, spiega il portavoce dell’Associazione Mike Deering, che chi va al supermercato sappia con precisione cosa sta acquistando, senza più restare vittima del veg-marketing.
Negli Stati Uniti, dove la produzione di “carne” coltivata in laboratorio è regolata dalla Food and Drug Administration, mentre quella di carne vera e proteine animali è gestita dal Dipartimento dell’Agricoltura, è stato quindi fatto un primo passo verso la tutela dei consumatori e delle produzioni tradizionali di carni e salumi. Possiamo aspettarci lo stesso anche in Europa?
In Francia, come appunto in Missouri, una prima vera misura contro il Meat sounding è stata presa, anche lì a livello statale: la scorsa primavera, infatti, il Parlamento ha votato per il divieto di dare ai prodotti di origine vegetale nomi e denominazioni tipiche dei prodotti carnei. Una decisione che, come ai nostri occhi è giusto ed ovvio che sia, segue quella della Corte di Giustizia europea del 2017 che ha vietato di chiamare “latte”, “yogurt”, “burro” e “formaggio” i prodotti a base vegetale (soia, riso ecc.) che cercano di imitarne le caratteristiche (e che come avrete notato, dall’anno scorso devono scrivere ad esempio “bevanda a base di…”, e non più “latte”).
L’emendamento francese, che per obiettivo ha semplicemente quello di “informare meglio il consumatore sulla sua alimentazione”, si applica anche a prodotti vegani e vegetariani etichettati come alternativi ai latticini originali. Anche qui previste pene esemplari per i trasgressori: il mancato adeguamentodei produttori può comportare sanzioni fino a 300.000 euro.
Ora, in attesa che anche in Italia e nel resto di Europa e Stati Uniti il Meat sounding possa avere finalmente delle barriere legislative tali da non potere più permettere a nessuno di rubare il nome a carne, salumi e altri prodotti frutto magari di tradizioni secolari, speriamo che a Bruxelles il lavoro già iniziato in questo senso possa procedere al meglio. Facendo presente però che la Commissione europea in audizione al Parlamento europeo ha ribadito che gli Stati membri hanno tutti gli strumenti per agire in autonomia (circolari oppure semplicemente tramite repressione frodi), e non devono aspettare alcun intervento legislativo europeo.
Nel frattempo ci compiacciamo per gli importanti precedenti creati da Francia e Missouri.

Comments

Popular Posts