Carne bovina, come mantenere la tenerezza in cucina.
Sono molti i fattori che concorrono a determinare se un taglio di carne bovina sarà tenero oppure no, e alcuni di essi dipendono dalla nostra abilità in cucina.
La carne, come tutti i
prodotti alimentari, è soggetta a diversi sistemi di conservazione tra i quali
refrigerazione, congelazione, surgelazione, cottura, disidratazione,
affumicatura e salatura, ognuno dei quali può interferire sulla tenerezza. La
refrigerazione a una temperatura che varia da 0 a +4 gradi centigradi rallenta
ma non elimina i processi di frollatura e quindi d’intenerimento. La
congelazione a temperature da -10 a -20 gradi, permette una conservazione
prolungata, ma può danneggiare la qualità nella fase di scongelamento perché si
perdono proteine, vitamine e sali minerali che formano il liquido di
trasudazione, riducendo il contenuto delle fibre muscolari e aumentando in
proporzione la quantità di connettivo, con un conseguente aumento della
durezza. Lo scongelamento va fatto lentamente, trasferendo la carne dal
congelatore al frigorifero e poi all’esterno. Carni congelate a frollatura
incompleta e mal scongelate sono inevitabilmente dure.
Per una cottura ottimale
della carne bisogna considerare che fibre muscolari, acqua e collagene
richiedono tempi e temperature differenti
Molte sono le ragioni per cui si cucina
la carne e altrettante sono le relazioni tra cottura e consistenza. In
linea generale, sotto l’azione del calore, le proteine coagulano e perdono
acqua: e infatti una cottura prolungata rende la carne dura. Cuocere la carne
al giusto punto di calore è un’operazione solo apparentemente semplice. Per una
cottura ottimale che mantiene la tenerezza e il sapore bisogna considerare che
le fibre muscolari, l’acqua dei tessuti e il collagene richiedono temperature
differenti, senza contare il ruolo e l’importanza di eventuali pretrattamenti.
Per avere carni più tenere è utile tritarle,
ottenendo polpette e hamburger, o batterle con un pestello. Questi procedimenti
scompongono la struttura delle fibre muscolari rendendole più morbide e più
facili da masticare. In questo modo si utilizzano carni che cotte diversamente
risulterebbero inevitabilmente dure, come quelle di bovine anziane e di razza
da latte macellate a fine carriera. Un altro sistema è marinare la carne con
succo di limone, aceto o vino.
I tradizionali metodi di
cottura della carne comprendono bollito, fritto, grigliato, arrosto, brasato e
stufato.
La cottura a bassa temperatura si basa sulla costatazione che le carni sono costituite da fibre muscolari, acqua e collagene, componenti che hanno bisogno di tre diverse temperature. L’acqua evapora a partire dai 100°C, il collagene si dissolve a partire dai 55°C e le proteine delle fibre muscolari coagulano a circa 65°C. Con le alte temperature la carne perde acqua e tende a divenire più dura, mentre a una temperatura inferiore a 100°C l’acqua rimane negli alimenti che restano teneri. Da qui la tradizionale regola dei lessi ottenuti con acqua che non bolle. Una lunga cottura poco sopra i 55°C permette l’idrolisi del collagene e quindi di avere una carne tenera. L’abbinamento di una temperatura tra i 65 e gli 80°C con tempi di cottura prolungati, soprattutto se eseguita sottovuoto, permette una coagulazione delle proteine muscolari senza indurimento, un intenerimento del collagene senza perdita di acqua e quindi una carne cotta morbida e perfetta. Nella pratica, per ottenere una cottura perfetta bisogna stare attenti alla qualità del prodotto scelto, al confezionamento sottovuoto o preventiva rosolatura, a una temperatura di cottura di almeno 65 °C e a un appropriato tempo di riscaldamento.
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